sabato 21 aprile 2007

Non riesco a non..


Ti giuro che ce la metto tutta.
Ma è veramente difficile per me. C’è Jeremy dei Pearl Jam che fa da colonna sonora e mi viene alla mente il 1994. Una folla di gente che mi spinge contro di te e contro tutti gli altri. Penso che potrei svenire da un momento all’altro ma mi tiene su solamente la forza dei miei vent’anni. Ora che di anni ne ho qualcuno in più (24?) continuo a pensarti. E continuo a pensare che non riesco a non baciarti.


Come cazzo è possibile che non mi passa? Non c’è verso di faremela passare. Ho provato in tutti i modi a pensare a qualcosa di diverso. Nell’ordine: mi sono dato al radiantismo, ho iniziato a frequentare una scuola per aspiranti piloti, pasta al sale, enologia, ho persino iniziato a collezionare libri in miniatura. Ma niente da fare. Mi torna alla mente sempre la stessa cosa.


Qualcuno mi spiega per favore come si fa a pensare cose banali come fa la mia amica Liliana? Sarebbe tutto più semplice…basterebbe mettere in fila i soliti discorsi da coppia sposata senza futuro: come è difficile arrivare alla fine del mese, quanto costa la carne al kilo, chi è stata l’ultima coppia che si è sposata e così via tante altre cose abbastanza inutili. Sarebbe tutto più semplice.
Invece io sono qua a dannarmi l’anima per capire come kz faccio a toglierti dalla mia testa.
E via. Via.

Le note di Jeremy continuano a tornarmi alla mente. Come anche i tuoi discorsi - non discorsi. Si parla, si parla, si parla. E si parla.

Ma se potessi dirti…

Cosa?

Come cosa?

Lo sai..vorrei dirti che a quel concerto tutto era diverso. Le note che mi correvano lungo la schiena, l’erba sotto i miei piedi che sapeva di bagnato, il fumo denso e dolce. E quella massa di capelli che non mi faceva vedere niente. Ti ho farfugliato qualcosa ma non mi ricordo nemmeno cosa. So solo che devo aver fatto lo stupido. Mi riesce bene.

Da allora non riesco a non pensarti. E a non baciarti.

E’ passato troppo tempo e qualcosa devo pur fare.
Vado.
Come dove?

Vado. Vado.

Andrò al mare. Andrò da qualche parte dove riesco a tenere la mente impegnata e a non pensare al fatto che ci sei.

Camminerò dritto senza guardarmi indietro anche se spero più di ogni altra cosa di sentire una voce che mi chiama.

Le note di Jeremy sono ormai lontane…anche se continuo a fischiettarle mentre passeggio lungo il fiume. Non mi giro indietro e, mentre fisso le rane, ti penso. Penso a quanto vorrei portarti a Parigi. Non perché è una citta romantica…non farebbe per te (?)…ma per il fatto che prima o poi bisogna andarci. Penso a come non riesco a fare a meno di sentirti. Penso a quando guardavo a quota 2.300 metri il cielo e pensavo a te (so che ti incazzerai per questo..). E poi tante altre cose. Ma tanto che senso ha.

Ora sto andando.

Ti prego salutami tutte le persone che non ho conosciuto e che porti dentro di te.

Salutami Fred e coprilo durante l’inverno. Dagli un bacio da parte mia. Lo stesso che do a te.

Ti chiamo…il tuo numero dovrei averlo da qualche parte.

Call Center


A volte fare il turno delle 22 ha i suoi vantaggi. Sei tra le pareti di vetro di questo call center e non c’è nessuno che ti guarda.
Suona libero.
L’ho combinata grossa. Se mi becca il mio capo questa volta non me la fa passare liscia. Come quella volta che le ho detto che stavo male ed invece ero a San Pietroburgo con Pedro a scopare come ricci. Ma perché non risponde? Niente. Mi sa che attacco.
Ancora uno squillo e poi attacco. “Si, pronto?”.
Cazzo è lui!
“Pronto? Chi parla” insiste lui.

Ok Katia, un bel respiro e digli che anche se non lo conosci vorresti fare sesso con lui al telefono. Ha già chiamato quattro volte per quella cazzo di polizza assicurativa per sapere il bonus malus, quanti punti ha guadagnato negli ultimi tre anni, come è indicizzata e persino di che nazionalità è la casamadre. Ora devo proprio autoconvincermi che un uomo sulla quarantina, libero, imprenditore, proprietario di una villa a Cap d’Antibes e con quella voce profonda e lenta possa essere veramente interessato a queste menate? E’ chiaro che chiama per sentirmi.
“Sono Katia. Call center della Acme insurance. Ti ricordi di me?”. E’ evidente che se dopo tutto questo tempo passato a darci del lei mi rivolgo a lui in questo modo ci sarà un motivo.
“Certo che mi ricordo” continua lui.

La sua voce cambia d’improvviso di tono, velocità, timbro. Lui sa perché lo sto chiamando. Lo sa perché non c’è bisogno di parole per mettere in circolo un messaggio come il mio. Ho 34 anni mica per sbaglio e quando voglio una cosa non aspetto arrivi il postino a suonare (p.s. può suonare due, tre, quattro volte tanto non gli apro…e quando fa per andarsene lo afferro per un braccio e….).

Anche lui mi sembra un tipo veloce (non dico smart perché lo dicono tutti). Inizio a chiedergli una cosa semplice tanto da fare andare in circolo un po’ di globuli rossi e lui mi segue a ruota. Non esistono parole d’ordine per fermarsi, non ci servono, perché viaggiamo alla stessa velocità e con la stessa progressione. Lui mi chiede di rimanere in un certo modo (tralascio i dettagli, under 12 a letto e via d’immaginazione). Esaudisco i suoi desideri ed inizio a toccarmi. Si sale di tono e mi va in circolo l’adrenalina. Più lui chiede e si immagina io possa fare, più faccio ciò che mi dice.

L’ultima volta che mi è capitata una cosa del genere era con un cellulare e l’sms diceva “I like when you dig your nails into my body while I’m coming”…non ricordo come si chiamasse…solo che lo conobbi ad Oslo.
Continuiamo così per non ricordo quanto…fuori è buio pesto e la sua voce dall’altra parte del filo è come aria per me. Mi corre un tremito dalle gambe fino a dietro la schiena e scivolo all’indietro sullo schienale della sedia.
Lui con me.
Poi mi ricompongo, mi rivesto e comincio a ridere.
Lui con me.
Ci salutiamo e attacco il telefono. Inebetita e rilassata sono qua tra le pareti del mio call center. Squilla di nuovo il telefono.

“Sono il signor…..della società…chiamo perché vorrei due diversi preventivi: uno che mi copra dal furto incendio ma con una franchigia più alta, l’altro solo RCA ma senza franchigia.
Riesce a dirmelo?
Quanto dovrei spendere?
............silenzio………..…
Signorina?
Ha capito?
scoppio a ridere al telefono…..
Gli dico che devo andare ad aprire al postino e riattacco. Recupero il mio tanga, metto la segreteria ed esco fuori.

Per oggi può bastare così.

mercoledì 11 aprile 2007

Superman


Sono uno dei pochi privilegiati che può dire di conoscerlo veramente bene. Uomo apparentemente fragile ma con gli occhi profondi e la fronte solcata dalle rughe. Essere un supereroe come lui non vuol dire necessariamente essere invincibile o fermare il corso del tempo. Il tempo gli avrà pur segnato il viso ma i segni maggiori sono quelli che porta dentro. Questo è uno degli svantaggi di essere un superman. Come anche il fatto che quando è chiamato ad uno sporco lavoro lui ci deve essere. E non deve avere paura perché i supereroi non hanno paura. O almeno devono farlo credere alle persone che pendono dalle sue labbra, a quelle che si aggrappano alle sue mani ferme o a quelle che aspettano che lui salvi la loro vita o quella di coloro che amano. Claus, questo è il suo nome, lo conobbi ad un torneo di squash. Dopo un giro di acquavite e quattro racconti tra coetanei mi svelò la sua vera “identità”. Ricordo come adesso di come mi sia sentito infinitamente piccolo ed inutile di fronte ai suoi racconti. Mi trasmetteva un senso di tranquillità sapere che lui c’era ad ogni chiamata, mi affascinava la sua capacità di togliere da situazioni disperate chi capitava sulla sua strada ma anche sentire attraverso la mia pelle ed i suoi occhi la freddezza dei momenti in cui nemmeno lui era in grado di salvare il mondo. O ciò che, in quel momento, rappresentava il mondo per le persone intorno. Per lui giorno o notte non fanno distinzione. Quando arriva il segnale non esiste nulla che possa fermarlo. Non esistono domeniche o serate con gli amici, non esistono i giorni di fiacca e non esistono i giorni del “No, oggi no…non ne ho voglia”. Non puoi non avere voglia di salvare delle vite. Per lui ogni “chiamata” è una missione. Raccoglie il suo “abito”, la sua maschera, i suoi guanti bizzarri e vola dall’altro capo della città. Chi lo vede passare capisce che non c’è tempo da perdere e fa il tifo per lui. Vola più veloce che può perché a volte anche solo un minuto può essere vitale. Prova a pensare, mi disse una volta, quando sei sott’acqua e stai per scoppiare e vuoi venire a galla, ma ti sforzi, cerchi di non pensarci, poi la testa inizia a farsi pesante ed il petto ancora di più. Ecco… pensa se in quel momento ti chiedono di stare ancora un minuto sott’acqua. Non te lo puoi permettere ed io lo so. Il mio compito è quello di lanciare quel salvagente. Sentire che il battito torna ad essere regolare. Capire che sono riuscito a fargli superare quella crisi. Accorgermi che ritorna a respirare da solo. Che la pressione ricomincia a spingere. Che riapre gli occhi dopo 12 ore di blackout. Che quella persona dietro al vetro è pronta a ringraziarti con tutto quello che ha dentro per avergli fatto funzionare nuovamente quel cuore. Poche migliaia di euro ogni mese non sono certo la motivazione che spinge a continuare un cardiochirurgo come lui. Ma è qualcosa che nasce da dentro come un fuoco. Lo stesso fuoco che anima la vita di altri supereroi come lui. I supereroi che ogni giorno aiutano i detenuti, i supereroi che si prendono cura dei bambini diversamente abili, i supereroi che dedicano la loro vita ad una missione umanitaria o che gridano, in mezzo al silenzio delle gente, per non affogare i propri ideali di libertà. Sono gli stessi e con gli stessi superpoteri della tenacia, dell’umiltà e del sacrificio. Una supervista che gli permette di guardare oltre al proprio giardinetto di buoni propositi, uscite, piccoli impegni e superficialità. Una superforza che li spinge a zittire il dolore delle ossa e della mente. Non è sempre facile. Ma se alzi lo sguardo da questo computer e guardi al di là di ciò che vedi forse riesci anche tu a trovare un supereroe.

martedì 10 aprile 2007

Quelli che - parte seconda

quelli che ti amano subito
ti vedono e si innamorano. subito. anzi, il giorno prima. se lo sentivano già che si sarebebro innamorati. (k. questa è una condizione base anche per i precoce-sicuro, che ti prometto cercherò di elaborare piu velocemente possibile..ma perche, ci son problemi??). le sappiamo a memoria le cose che piacciono di noi, ma le ri-elenchiamo:
- apparentiamo almeno 5 anni in meno della nostra età (certo escludendo le ultime 4 settimane)
- siamo indipendenti e intraprendenti (eh cacchio qualcuno ha gia superato i 35! in che altro modo potrebbe essere??)
- abbiamo sempre un sacco di cose da raccontare (ci sono autori detenuti che scrivono libri, con un po' di fantasia ce la farebbero tutti)
- abbiamo il potere di plasmare le menti ("ma sai che mi hai fatto cambiare idea??")
insomma, prima settimana, ti amo. ti amo?? cosa ami? chi ami?? cosa ne sai tu di come sono io quel che sento quel che provo quel che ho passato?? NON LO SAI e quindi già ci incazziamo. perche siamo le uniche alle quali non piace essere amate e venerate, noi speriamo davvero di trovare quello alla pari, che senta esattamente quel che sentiamo e nello stesso momento. non è così. quelli buoni, ci amano. subito. e non c'è modo si recupaerarli
quelli che.. la mattina
lo so, non va mai bene niente, ma mi rassicura il fatto che non sono la sola a pensarla così.. ditemi voi se non vi è mai capitato (escludiamo le 24enni che vivon da mammà, ovviamente, che si perdono tutte queste piccole emozioni) di svegliarvi la mattina con una specie di peso sullo stomaco, sull'anima, sugli occhi. ancora cullate da morfeo, fate rapidamente (è mattina presto, rapidamente è un parolone) un riassunto della serata precedente (cosa ho mangiato, cosa ho bevuto, cosa ho fumato) e d'un tratto ECCOLO, lui, la sua faccia. sissignore, di fianco a voi nel letto c'è lui. ora, non deve essere per forza successo qualcosa, può essere stato semplicemente uno scherzo organizzato dalle colleghe preoccupate per le vostre nottate in solitaria, potreste anche aver dormito uno di fianco all'altra o su due postazioni differenti. fatto sta che lui è lì. e vi sta guardando, adorante. vi contempla, vi accarezza con gli occhi, con quel sorriso che le persone fanno normalemente durante l'accarezzaggio del labrador.. e poi non lo fa e basta, lo fa e vi penetra l'anima, vuole che lo vediate, vuole che vi svegliate e lo troviate adorante. la prima ventiquattrenne che pensa 'che dolce..' puo andarsi a bere una cioccolata al bar e non leggere.
e poi ditemi voi, SE la serata fosse andata bene, ve lo ritrovereste adorante oppure di fianco addormentato come un sasso? io, che credo molto nelle mie capacità di resistenza e che non ho ancora trovato nessuno che si svegli prima di me, penso: se lui ha voglia di svegliarsi e di fare l'accarezzacani è perche non è sufficientemente stanco. mea culpa..
facciamoci un esame di coscienza. uno, controlliamo il voto degli ultimi test di cooper, e due, alziamoci velocemente dal letto e cacciamolo con una scusa qualsiasi. e facciamoci una doccia, che quello aveva accarezzato un labrador..

Quelli che - parte prima

Quelli che si fanno crescere i capelli convinti di assomigliare a Scamarcio mentre tutti pensano abbia un gatto in testa
Quelle che il mercoledì si va al cinema, il sabato si esce con le amiche, la domenica dai suoceri e poi si lamentano se lui il martedì va a puttane
Quelli che a 50 anni si fanno il tatuaggio, perché sono dei ribelli ma con tre figli a carico e un mutuo da 1.000 euro
Quelle che hanno il perizoma nero sotto i pantaloni di lino bianco ma guai se le guardi
Quelli che hanno la cravatta larga quanto una sciarpa
Quelle che bevono coca light e mangiano insalata scondita ma “una fetta di tiramisù non ha tante calorie, vero?”
Quelli che parlerebbero tre ore di un rigore che non c’è
Quelle che ascoltano Ramazzotti e piangono sperando di trovare un uomo
Quelli che una volta che hanno il telecomando hanno tutto
Quelle che è più figo Manuel del GF5 o Daniel di uomini e donne?
Quelli che hanno il riporto e la maglia della salute ma ammiccano alle ventenni
Quelle che amano le vacanze all’avventura ma con il satellitare e il 4 stelle prenotato
Quelli che sanno fare i lavori in casa e sei ancora lì con la luce che non funziona ed il tubo che perde
Quelle che sanno cucinare le piadine e l’uovo sodo e per il resto c’è la mamma
Quelli che hanno una to do list per tutto
Quelli con il cardigan
Quelle con le calze antiscivolo
Quelli che dopo una serata disastrosa hanno il coraggio di mandarle un sms con scritto “sei eccezionale”
Quelle che dopo una giornata di shopping si sentono molto meglio
Quelli con il SUV, 200 all’ora e ce l’hanno più lungo di tutti (il SUV)
Quelle che dalla seconda sono passate alla quarta senza neanche l’aiuto del CEPU
Quelli che cercano quelle

Quelle che cercano quelli

lunedì 2 aprile 2007

Hai un cavatappi?


Ci sono tre cose importanti che ti devi portare dietro se finisci al “where is 107”: un cavatappi, così almeno ti fermano tutti e tu stappi bottiglie di Montepulciano o vino spagnolo, il Gambero che ti spiega che le opere le devi lasciare al muro perché così rimangono e la Raffa perché almeno nella confusione dei capannoni abbandonati è facile riconoscere una che indossa un poncho.
Appena arrivi senti che c’è fermento e non puoi non farti trascinare. Altro che grandi opere, qui si lavora, sguardo fisso davanti a un muro. Una mano di bianco e sei pronto per vomitare quello che hai dentro. C’è un Cristo che sanguina sopra ad un fiorire di lumini (l’arte è di tutti..non ti hanno spiegato che non è la fiera dell’artigianato?), un’installazione che ricorda Kounellis, un ragazzo che inforca un ramo lunghissimo per pennellare quasi fino in cielo. Non si sa come ma lui ci arriva e tu non puoi non guardarlo, perché è arrivato dopo e dipinge con un filo di luce ma si vede che gli viene da dentro.E poi via…via…fuori a farsi un generosissimo panino con il salame in compagnia di una polacca-canadese-spagnola e il lui non mi ricordo. Sembra di essere a giochi senza frontiere peccato che inizia a piovere. E si, perché se non avesse piovuto sarei andato anch’io in cima a quel tetto. Un misto di amianto ed eternit ma lì sotto ti senti invincibile. Perché ti rendi conto che per una persona che si limita a parlare ed ascoltare tutto il giorno in realtà esistono miliardi di modi diversi per comunicare. Di fronte a me c’è una vecchia ciminiera che funge da patibolo per Paperino e compagnia bella. Mica male, ragazzi. Mica male anche quel gruppo che ricorda i Sigur Ros. C’è fermento. Si lavora. Mi trascino con il mio carico di birre e perdo tutti gli altri. E’ normale che sia così. Perché lo devi mettere in conto che il Gambero si fermi a fotografare quei giocolieri con le clave che si illuminano o che la Raffa si faccia trascinare dal tipo che disegna con il fluo e con gli ultravioletti. Cazzo, mi dispiace un casino non aver potuto conoscere quello che ha impilato, uno in fila all’altro, quei cartoncini, simili a custodie di CD, con quell’omino sopra dipinto. Così come mi dispiace non aver capito (ammesso che ci sia qualcosa da capire) perché quella tipa a seno nudo si è fatta spappolare la schiena a colpi di spilloni. Ma in fin dei conti bene così. Il nostro murales a forma di occhio e rovi insanguinati non è venuto malaccio e forse qualcuno ha scattato anche una foto scambiandola per una bella cosa. Ora non mi resta che fare il conto dei danni. Macchina completamente sporca di vernice, una sedia, di quelle del servizio buono, irrimediabilmente danneggiata per via delle troppe evoluzioni. Persino le mutande (e non solo quelle) sporche di oro e rosso per colpa delle mie mani pasticciate e di quelle 15 Heineken che da qualche parte dovranno pure uscire………...a proposito..………….qualcuno mi spiega per favore come si fanno ad attaccare delle bottiglie di birra sopra un muro di cemento??