lunedì 27 agosto 2007

Cirillico


Ti amo.

forse da appena ti ho conosciuta

dormivi ed io t'osservavo sdraiato al tuo fianco

ho bisogno della tua pelle e della tua luce

Ti amo perchè è una continua morsa allo stomaco

vibrazioni e respiri che mi bagnano gli occhi

sei il punto d'inizio e di arrivo di ogni mio giorno

Amo i tuoi colori, caldi e profumati come la casa in cui ci siamo amati

Amo vivere al tuo fianco e seguirti come un'onda muore su uno scoglio

Lascio ai poeti, ai cantanti, agli scrittori di fama

trovare un modo che sia alto

per descrivere ciò che provo per te.

Ti basti sapere che sei un'essere speciale.

Sei la compagna delle mie notti e l'amante nascosta

colpita dai miei sguardi insistenti.

Ti amo perchè mi dai modo di illuminare ciò che mi aspetta

Lascio agli esperti, agli amanti illustri, ai filosofi d'ogni tempo

capire perchè t'amo senza condizioni.

Ti basti sapere che per te sono pronto a sfidare ciò che ognuno può temere

esserci, sparire e poi tornare per amarti

e parlarti

e parlarti

Lascia che la mia voce ti segua in ogni dove

Cullati e seguimi.

Sono qui per amarti.

Ti amo.

sabato 25 agosto 2007

mercoledì 22 agosto 2007

Virgilio (Eneide, XI, 309)




Spes sibi quisque.



..si questo potrebbe andare..
Insieme al tatuaggio del leone.

Un "uno" con lei

E' come aver avuto una illuminazione

E' come se tutta la gente intorno, applaudisse e non so cosa ho fatto per meritarmelo
Un giorno d'estate col mare che si avvicina solo per ricordarti che vale la pena
stare lì ancora un po'cullati dalla risacca scaldati dagli ultimi raggi del crepuscolo

Non voglio lasciare questo posto per niente al mondo

Ed è forse per questo che fantastico mille modi in cui potrei perdere tutto

La scia di un'asteroide
La perdita di ogni memoria
Il buio che inghiotte ogni cosa



Ho paura di perdere quel mare che mi inonda

Pensiero stupido per cui varrebbe la pena non pensare


Il cuore sale di volume


vorrei trovare un modo per fermarlo

per evitare un danno, quando tutti lo aspettano


Aspetto la notte più del giorno per il suo caldo e la sua voce che filtra nel buio
Il suo viso che cerca di entrare in me

che vorrei già essere ogni cosa per lei

So di esagerare

Quindi
Ora torno normale


ma solo per un minuto


perchè poi voglio tornare ad essere un "uno" con lei.

giovedì 16 agosto 2007

Come due faine - parte III

Seduto sul bordo di un marciapiede, dopo quaranta minuti di inutile girovagare con lo specchietto retrovisore del rivale in tasca, decise che era arrivato il momento di aprire la lettera che Daniele gli aveva mandato da Kabul, due giorni prima che succedesse l'irreparabile. Era arrivata insieme alla notizia che gli aveva spento per sempre un terzo della sua capacità di sorridere e non aveva mai voluto leggerla, mai prima di adesso. Quella lettera, e il dolore che avrebbe suscitato, era assimilabile alla sbronza triste di un alcolista: avrebbe voluto bere anche lui, ma aveva speso gli ultimi contanti per i biglietti di quel cazzo di concerto. Se doveva stare male allora, almeno sarebbe stato male ripensando al suo migliore amico e non a quella sciacquetta. Aprì la busta con la mano tremante: era leggera, Daniele d'altronde non era tipo di molte parole e la missione doveva averlo sciolto un po', ma non troppo in fondo. Un solo foglio, poche righe scritte storte: le lesse una seconda volta per essere sicuro e poi scoppiò a ridere senza accorgersi che stava bagnando il foglio con le sue lacrime.


"Carlo? Daniele sapeva tutto di Claudia" pausa dall'altro capo del cellulare, rutto di Carlo, sospiro "E doveva dirtelo quel coglione perchè ci credessi?". Clic.
"Poteva essere una giornata peggiore" si disse quindi mentre svoltava l'ultimo angolo prima di casa con la lettera spiegazzata in tasca ed il suo amico che lo sfotteva nella testa.



"Pirla, va che Claudia ha di sicuro un altro: secondo me è il terrone con le trecce! - Daniele".
Non aveva più una ragazza forse, ma di certo ora era sicuro che non sarebbe mai stato più solo.

Come due faine - parte II


"Si scopa un altro!", sentiva rimbombare nel casco mentre sgusciava agile sulla circonvallazione. Forse aveva ragione Carlo: alla fine Claudia non era mai stata la fidanzata d'Italia e l'ultima cosa che si potesse dire di loro era che fossero una bella coppia. Per qualche osservatore distratto forse non sembravano neppure una coppia. Una volta aveva provato a cronometrare il tempo che lei gli dedicava in una serata passata in gruppo: alla fine aveva stimato un mortificante 8,7%.
Claudia trovava sempre tempo per una confidenza con le amiche, per una battuta con il cameriere del locale, per una telefonata alla mamma rompipalle per dire che sarebbe tornata in orario: alla voce fidanzato, o qualunque cosa fosse per lei, veniva allocato solo un bacio leggero a inizio serata ed uno più deciso, ma troppo spesso di maniera, a fine serata. Nel mezzo, tutto il mondo!
Era arrivato quasi in centro quando tutti questi pensieri gli si fecero chiari una volta per tutte e decise di fare inversione e tornare a casa di Claudia: stavolta lei avrebbe dovuto decidere una volta per tutte cosa contava davvero. "Tra i vari interessi che hai, dimmi che posto mi dai!" cantava Vasco Rossi: quella canzone nemmeno gli piaceva, ma non poteva fare a meno di sentirsela in testa mentre zigzagava veloce nel traffico e rise di gusto pensando a quanto la sua vita in fondo fosse una lunga somma di clichè.


Cavalletto, cinturino del casco aperto e catena alla ruota: dieci secondi netti, nuovo record di Milano sud. Il vero mago era Daniele che nei dieci secondi infilava anche l'accensione della sigaretta e un paio di tiri alla James Dean. Mano sudata asciugata nervosamente nel jeans stinto e dito sicuro sul citofono: se fosse stato un film ci sarebbe stata un sottofondo della canzone romantica in voga al momento, lei sarebbe scesa con i capelli in disordine, ma comunque bellissima, avrebbe fatto una resistenza di facciata poi gli avrebbe preso il casco dalle mani e sarebbero sfrecciati verso l'inizio ufficiale della loro storia.
La scena, decisamente troppo melensa, si interruppe improvvisamente nella sua testa: "Allora sei sordo: ti ho detto che non posso! Adesso lasciami stare che poi perdiamo la concentrazione!" gracchiò impersonale il citofono. Passarono trenta lunghissimi secondi. Si rivide con il giubbino nero alle elementari mentre partecipava ad una delle tragiche gare di coniugazioni di verbi organizzate dalla sua maestra: "Chi mi dice il presente del verbo perdere?". "Io perdo, tu perdi, egli perde, NOI perdiamo, voi perd..."...."Perdiamo" era decisamente prima persona plurale, ma in teoria Claudia era da sola a studiare: "Scusa Claudia, ma in che senso perdiamo? Con chi sei?"
Il silenzio che ne seguì gli bastò per vedere che sul marciapiedi c'era un altro motorino, nero fiammante e, volendo, un po' tamarro. In grammatica non era fortissimo, ma in matematica se l'era sempre cavata: improvvisamente gli fu tutto chiaro. Nel palazzo di Claudia vivevano solo pensionati e francamente non ci vedeva il signor Recalcati a fare le penne sul ponte della ghisolfa: in più quel motorino lo conosceva. Lo vedeva sempre quando andava a prendere Claudia in biblioteca e, sforzandosi un po', ora vedeva anche il suo proprietario: Claudia lo aveva salutato un paio di volte di sfuggita in sua presenza e lui gli aveva sorriso con quella che adesso più che mai giudicava una gran faccia da cazzo. Trecce da barbone, trasandato il giusto e pure milanista come testimoniava l'adesivo della Fossa dei Leoni sul fanale davanti: ora si ricordava che Claudia e la sua amica Fede parlavano sempre di quel misterioso personaggio che le fissava in biblioteca. "Chissà cosa vuole quello sfigato?" dissimulavano, a questo punto ne era certo "Se non la pianta lo dico al bibliotecario" minacciava addirittura Federica: inutile dire che lui si era bevuto tutte queste schermaglie senza chiedersi il perchè della loro insistenza sull'argomento. Claudia interruppe bruscamente i suoi pensieri tagliando corto "Non sono fatti tuoi e adesso lasciami in pace!".

Come due faine - parte I

"Poteva essere una giornata peggiore" pensava mentre tornava a casa sul vecchio motorino, unico ricordo del suo amico Daniele, partito per l'Afghanistan con gli alpini. L'adesivo sul serbatoio rimandava all'ultimo scudetto dell'Inter: quel bollino scolorito, le figurine di Mandorlini e Brehme, insieme alle sue penose condizioni davano un'aria quasi vintage a quell'autentico miracolo della meccanica. Miracolo perchè come tale veniva trattato quando si accendeva nel cortile di casa e la portinaia si faceva il segno della croce snocciolando Ave Maria a mezza voce: "Adesso la pianta di bestemmiare a ogni colpo di pedivella" pensava la poveretta, cintura nera di pellegrinaggi con l'UNITALSI.

"Non so se mi va di uscire stasera" gli aveva detto Claudia quella mattina, mentre giocando con il cellulare cercava di dissimulare l'imbarazzo. "Ma come non ti va di uscire, è un mese che ho preso i biglietti per 'sto concerto e poi sto Biagio Antonacci mi fa pure cagare!" stavolta gli stavano davvero cadendo le braccia "Devi studiare? Ma se l'esame tanto non lo vai a fare giovedì?". "No che non capisco: capisco solo che ho speso 80 Euro per uno che mi fa cagare e che ho litigato con i miei amici perchè saltavo la semifinale del torneo! Enrico nemmeno mi parla più!". Nel pieno della sua rabbia il guardalinee, nella forma liquida delle lacrime di Claudia, aveva sbandierato per l'ennesima volta: fuorigioco! Azione fermata e palla alla difesa per la ripresa del gioco. "Vabbè dai, lo so che sei stressata! No, la conosco tua madre che poi te la mena: vabbè, tu fammi uno squillo quando vuoi fare pausa e io volo qui." Boato degli spalti e sciarpata finale: tra le mura amiche vinceva sempre lei.

"Si scopa un altro!" le parole erano arrivate insieme alle briciole del panino che Carlo stava avidamente ingurgitando: lo aveva detto sicuro, guardando nel vuoto. La profondità di quella frase era stata per la verità preannunciata da un rutto clamoroso, quasi come il tuono per un temporale estivo: poi un morso sproporzionato al panino e infine, tra un boccone e l'altro, la chiosa. "Stasera vieni da me a giocare alla Play?".

Grande Carlo, tra la prima legnata e il cortese invito erano passati solo un sorso di Coca, un altro rutto, ma soprattutto tanta, tanta naturalezza. Non è che a Carlo non fregasse nulla degli altri, ma questo lo sapevano solo in pochi, forse solo lui. Era stato il primo ad arrivare alla camera ardente e aveva passato un'ora piegato sulla bara del suo amico: sembrava impossibile che quattro pezzi di legno nascondessero per sempre così tante cose.

L'università fatta col freno a mano tirato, le vacanze al mare, il calcetto, le litigate col padre, le sere d'agosto al chiosco in viale Umbria, le partite di champions dove tutto contava tranne che la partita, tutto il bene che gli voleva e che forse le risate insieme non avevano mai dimostrato abbastanza. Forse pensava a questo mentre inondava la cravatta con Zio Paperone, quella delle grandi occasioni.

Apoteosi quando uscendo incrociò il colonnello della brigata di Daniele e proprio mentre questo gli porgeva la mano altero lui gli fece la finta si passò la sua tra i capelli. "Ma vatti a infilare la penna nel culo, bastardo!", aveva detto prima di sparire per una settimana.
Non ce l'aveva con il militare, ma con Daniele: quella sera gli aveva detto, ovviamente sputando le briciole di un panino, "Basta che non ti fai ammazzare, brutto coglione!".

lunedì 13 agosto 2007

Mi sento che ho vinto qualcosa...


Ditemi quello che volete.
Ascolto tutti i vostri consigli ma credo di essere abbastanza incosciente per poter decidere di che morte morire da solo.
Non mi serve nulla in questo momento.Mi basta sapere che domani la rivedrò e che passerò un'altra notte insieme a lei.
Mi basta sentire "hei maz" detto da Saro per capire che c'è qualcosa di grande nell'aria.Mi sembra di essere atterrato da un'altro pianeta.
Non ho nemmeno pagato il biglietto e c'è un mucchio di gente che è pronta a farmi festa.
Felicità.
Non so da quale dizionario possa aver trovato questa parola ma di sicuro mi fa star bene e cerco di tenerla con me.
Ogni secondo.
Milano è deserta. Mentra la gente è in coda per cercare un divertimento forzato io mi sento bene con quello che è intorno.
Scusatemi se è poco.
Fra poco partirò.Non so per dove. Ma so che partirò.I preparativi sono già iniziati.
Non voglio sentire nessuno che mi dica attento. Vai piano.
Voglio andare veloce.
Voglio superare la barriera del suono.Voglio che la gente abbia un giramento nel vedermi passare.Domani forse mi pentirò di non aver ascoltato quei consigli.
Ma voglio cadere con le mie gambe e ripartire. Per sentire cosa vuol dire raggiungere il traguardo con le proprie forze.da solo.
Ringrazio Dio o qualcosa o qualcuno che mi guarda dall'alto per ciò che mi è arrivato.Prometto che farò tutti i compiti.
Pagherò le bollette e mi impegnerò sul lavoro.Sarò un boy scout..ma non toglietemi tutto questo.Scenderei a patti col diavolo per tenermelo stretto.

Sono contento.

Andiamo a Berlino..andiamo a Berlino

venerdì 3 agosto 2007

Nouera cambia volto


Presa decisione:

Nouera non sarà solo più racconti..
perchè Nouera è ME

e siccome io cambio

cambia anche Nouera...ci butterò quello che mi passa a 1000 all'ora per il cervello.
Magari no frega a nessuno
Magari era meglio prima

Magari.
A me va bene.

E per chi non l'avesse capito mi gira bene così.
Il biglietto ce l'ho..per favore non fatemi scendere..

Saluti

eccoci qua


...eccoci qua. In circolo c'è il Nebbiolo del buon Luigi di Alba. Mannaggia a lui e ai suoi baffi. Per colpa sua anche stasera mi tocca viaggiare con il pensiero e lasciarmi trascinare da quello che provo.

Fuori tutto è silenzio. Ci sono quelli che pensano a partire, quelli che tornano, quelli che vorrebbero andarsene ma non hanno il coraggio e quelli che fanno baldoria mentre la moglie al mare con i bambini. L'estate è puttana. Pagheremo il conto solo dopo aver consumato.

Bene. Io qua fermo in casa. Sade in sottofondo. C'è persino l'aria che passa dalla finestra aperta e sembra chiederti il permesso per tenerti compagnia. Merce rara da queste parti. Per un monolocale sovrariscaldato persino questo è magia.

La stessa magia delle note che ti cullano. La stessa magia di un sms di un amico che ti dice che ti vuole bene o che semplicemente ti ha pensato.

La stessa magia che mi aspetta quando domani porterò mia nipote fino in cima a quel borgo per poi raccontargli di un mostro del castello.

Bene così.

E non posso non pensare a lei. Sicuramente farò male esattamente nello stesso modo in cui lei mi fa stare bene.

Luce. Luce. Sento la musica. Ma non è quella che sta facendo svegliare i vicini ma qualcosa di più forte che viene da dentro.
Chiudi gli occhi e immagina un paese in messico con la gente che balla. E sotto i piedi la polvere mossa dagfli stivali e dai sorrisi della gente che si stringe e si giura di esserci sempre. Anche se sa che non sarà così.
La luna ci osserva. Si è messa d'accordo con le stelle e fra soli 7 giorni nella notte di San Lorenzo ci farà sognare ancora di più.

Felicità è fatta di attimi.
Questo è un attimo e mi basta così.

Via...