lunedì 21 aprile 2008

Schuko

Dove è la schuko?
Si scosta i capelli e mi osserva tra le pieghe nere bagnate.
Domani parto.
Dove? Chiedo io
Non so ancora ma ho intenzione di andare.

Aspetto. Prendo fiato e continuo con i miei ritagli di vita.
Oscillo tra il desiderio di raggiungerla e la ricerca di qualcosa che non c'è.

Spero che ci siano almeno altre 10 vite da vivere nell'aldilà...così capirò cosa è giusto e cosa è sbagliato. Cosa si deve e cosa no. Cosa posso fare per lei e per me. E per quelli a cui voglio bene.

Aspetto. Tanto tempo ce n'è.
O almeno mi piace pensare così.

venerdì 11 aprile 2008

Bell'Italia

Bell 'Italia. Garessio, Garriano, Gerrone, Gorrino, Grissiano; i paesi che cominciano con i, elle, a e zeta... sconosciuti, distanti, italiani e stranieri.
Paesi fino all 'altro ieri, oggi senza identità. Simili, globali, modernizzati. Metano, circonvallazioni, fabbrichette, bar a imitazione pub, centri più o meno commerciali, insegne con nomi in italo-inglese. Mura in pietra e finestre in duralluminio, plastica e ferro battuto, archi pontefici in mattoni e viadotti ad unica campata in cemento precompresso. Ferrovie abbandonate e superstrade inutili appena nate.
Silenzio, profondo, inquietante, ristoratore e riparatore.
Le foglie che si muovono ancora udibili. La notte e i propri suoni. Ma anche inutili 4x4 simili a 8x8, pickup texane per percorrere due chilometri, moto nipponiche da 120 cavalli urlanti in corse mozzafiato ad affermazione della propria potenza di valente centauro e stupidità di uomo, falciaerba da fitofobi e killer di una natura domestica che tenta invano di affermarsi, doppiette da "Il Cacciatore" per un ritorno alla vita di uomo del Neo-Neolitico.
Rovine di mura medievali e romane, abbandono di pievi, trasformazioni imbecilli di antiche cascine in agriturismo dove il suffisso "agri" descrive a pieno il giallo acido scelto per improbabili intonaci plastici finto rustico. Tipi edilizi da "è mia e si deve vedere", tetti a spioventi plurimi, aggettanti ed esagerati, opus incertum che di certo ha solo solo il cattivo gusto e l 'ignoranza del progettista.
n riavvicinarsi alla natura con il fuoristrada. Boys scouts urbani in trasferta agreste che si aggirano in radure notturne e le esorcizzano con urla disumane.
Modernità che si fa strada, immondizia indifferenziata che avanza. Umanità senza via che esce per incontrarsi e non dire nulla.
Il silenzio solo riesce a far tornare la memoria. Riesce a produrre pensiero. L 'attenzione fa il resto. L 'amore per le tutte le cose mantiene il tutto in armonia.
Parole ormai vane e demodè.
La globalizzazione cresce, preme da ogni lato, e il globo si schiaccia sotto la pressa. Alba come Albania, Romania come Roma, moscato a Mosca e tokay a Tokyo, gialli, rossi bianchi e neri mischiati a formare un immenso grigio medio indistinto e spento. Tradizioni tradotte in lingue diverse, all 'improvviso per essere usate da tutti. Tempi di scambio prima accelerati e poi annullati creano ricette di vita indigeste.
Il borgo, la casa, il silenzio, le piante e i loro inquilini, il passo lento, gli occhi riaperti per guardare finalmente a fondo intorno e vicino, il rispetto profondo di tutto e di tutti, l 'umiltà, la coscienza della nostra infinita e incolmabile ignoranza, la voglia di migliorarsi e di sapere e far sapere, la percezione dell 'unicità e brevità della vita senza perdoni fideistici e premi ultraterreni, il pensiero e il raccoglimento, la capacità di stupirsi per l 'immensa bellezza della natura che ci circonda.... valori persi. Ma non per tutti.
di Giorgio Pomella

giovedì 10 aprile 2008

Il 6 vincente

In tangenziale sei la macchina numero 129.256.
Numero di matricola 00013. Il 7 sulla maglia da calcio. Nato nel 1976 con chissà quante persone prima di me e chissà quante ne verranno dopo.

Ognuno è un numero.
Il lascito di chi va via è un pezzo di sè. Un ricordo da portare con sè e che farà parte di sè.

Me li giocherò al superenaloto 'sti cazzo di numeri....non si sa mai

martedì 1 aprile 2008

Il vecchio e il mantello

C'era una volta un vecchio a cui avevano cucito addosso un mantello troppo stretto.
La lentezza dei suoi movimenti era accentuata da quel pesante fardello.
Camminava per le vie di Nouera con aria indispettita. La gente lo osservava e si chiedeva il perchè del suo fare goffo. Tra le pieghe del suo viso si indovinava una smorfia di dolore mista a rassegnazione.
Passarono le primavere. Il vento. I giorni e le ore del suo pendolo. La fatica formava un macigno legato alla sua caviglia. Con il tempo il vecchio realizzò che esistevano tre modi differenti per convivere con quel mantello:
Prenderne le misure, riuscire a seguire i suoi movimenti e le sue costrizioni. Impresa di non facile portata ma certamente la naturale conseguenza di quegli anni passati tra le sue pieghe di velluto.

L'alternativa era quella di evitare ogni movimento. Rinchiuso nella sua casa sul molo. La sua pipa. Il suo gatto. Fermo sulla sua sedia a dondolo immerso nei pensieri e nell'orgia dei ritmi quotidiani dettati dalle sue letture, riflessioni, i film in bianco e nero. Il tutto fermo. Immobile. Sulla sua sedia di fronte all'orizzonte così lontano e duro.

La terza possibilità era Mario. Classe 1938. Rughe, capelli fulvi e il miglior sarto di Nouera. Avrebbe potuto andare da lui a chiedere un paio di ritocchi. Quella manica troppo fasciante. La cucitura intorno alle spalle che impediva i respiri e gli abbracci affettuosi. Quel girovita soffocante da impedire il ballo e la corsa verso ciò che amava.

Questo è solo un racconto. Non ha pretesa di insegnare niente. Frutto del pensiero e dell'immaginazione. Della sensibilità. Della volontà instancabile di suggerire con umiltà, una via d'uscita.
3 possibilità.
Tre mondi distinti.
Completamente diversi.

Ognuno sceglie ciò che è giusto per sè e per gli altri.
Un giorno vi dirò cosa scelse il vecchio.